TECNICHE ANTICHE

Il bucchero etrusco
Tale tecnica ha origini antichissime: si è stabilito infatti che l’inizio della produzione del bucchero etrusco risalga ai primi decenni del VII secolo a Cristo.
La lavorazione del bucchero inizia con la foggiatura del pezzo sull’antico tornio a volano, con un impasto di argilla ricca di ossido di ferro.
Raggiunta la cosiddetta” durezza cuoio” si procede alla levigatura del pezzo con una stecca di legno, in modo da chiudere tutti i pori della terra e rendere la superficie da porosa a compatta e liscia.
Dopo la completa essicazione l’oggetto è pronto per la cottura che avviene in un contenitore metallico sigillato con atmosfera riducente, posto all’interno del forno, alla temperatura di 750 - 800 gradi circa. Sul fondo del contenitore metallico si dispongono dei pezzetti di legna prima di poggiare un piano di materiale refrattario sul quale verranno disposti gli oggetti da cuocere in modo che non si tocchino tra di loro, per permettere il passaggio del fumo che si svilupperà all’interno. Un altro piano con pezzetti di legna verrà creato sopra gli oggetti prima di chiudere bene con il coperchio il contenitore metallico e porlo all’interno del forno. La combustione lenta della legna crea ossido di carbonio che in combinazione con l’ossido ferrico rosso presente nell’argilla lo trasforma in ossido ferrico nero.
A seconda del tipo e quantità della legna si possono ottenere risultati diversi di colorazione che vanno da un nero uniforme opaco al bucchero argentato.

Cottura a buca
La necessità di controllare la fuoriuscita di calore portò a trasformare questo tipo di fornace in una fossa seminterrata nella quale venivano deposte le ceramiche appoggiate sul combustibile e ricoperte infine da terriccio. In alcuni casi si scavava una fossa che veniva poi riempita di uno strato di combustibile sul quale venivano appoggiate delle pietre che formavano un piano di appoggio per le ceramiche da cuocere e che assicuravano una temperatura costante e prolungata, eliminando i problemi causati dal contatto diretto dei manufatti con la brace.
Nella combustione carbonio ed idrogeno contenuti nei combustibili reagiscono con l'ossigeno dell'aria atmosferica dando origine ad anidride carbonica e vapore acqueo. Quando il flusso d'aria nel forno è insufficiente ne consegue un ambiente annebbiato e fumoso (ambiente riducente) con carenza di ossigeno e prevalenza di idrogeno ed ossidi carbonio che rendono la colorazione della ceramica scura, bruna o grigio-nera. Quando l'aria è in eccesso l'ossigeno è prevalente, l'ambiente limpido e privo di fumi neri con conseguente colorazione della ceramica nelle tonalità rosse (ambiente ossidante).